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Giannini
basita
Perché il governo ha rinunciato al decreto
Quali che siano le
ragioni per cui il presidente del Consiglio abbia ritenuto di evitare il
decreto sulla “Buona scuola” evitando di affrontare l’urgenza e la legge
delega, siamo convinti abbia fatto una scelta giusta. Il disegno di legge
parlamentare consentirà una discussione più accurata all’interno del
Parlamento e per quello che è possibile anche nel Paese su un tema che
ricopre una importanza vitale quale la pubblica
istruzione. Il premier aveva già detto che se l’onorevole Brunetta voleva
prendersi l'onere di non far assumere 160 mila precari della scuola, si
poteva accomodare. Forse, visto i problemi di compatibilità finanziaria, può
convenire che l’onere inverso non ricada su di lui. Anche se nel Pd, sembra
che si sia scatenato il panico, magari il ministro Padoan ha tirato un
sospiro di sollievo, perché in questo modo saltano le assunzioni fin dal
primo settembre. Visto che per stabilizzare i docenti, metterli a ruolo,
costruire l'organico funzionale di ogni istituto, ci vogliono mesi, escludete
di riuscirvi per tempo, anche se il Parlamento lavorasse
a pieno regime tutta l’ estate. Sconcertato il ministro titolare Stefania
Giannini, che si è detta “basita”. Giannini si è dovuta ingoiare di tutto,
inclusa l’iscrizione al Pd visto che la ricordavamo decisa a voler fondare un
partito liberale europeo. Le mancava di venir
completamente sconfessata dal premier, senza, ovviamente, neppure esserne
prima informata. Con la rinuncia
al decreto viene facile pensare all’eventualità di un nuovo corso, quello
chiesto dal presidente della Repubblica, per cui
tutte le opposizioni possano essere coinvolto nell’iter legislativo. Non è
che Grillo è salito al Quirinale per scambiarsi complimenti con Mattarella.
Però c’era anche un qualche altro problema sulle assunzioni, oltre a quello
finanziario. Novantamila subito dalle graduatorie, altri diecimila rimasti fuori dal concorso 2012. E poi per 15-18 mila un anno
ponte e un concorso a sé. Infine la carica dei sessantamila nel concorsone 2015-2016. Centosessantamila neo-insegnanti in
tutto, con tutto il rispetto, si avverte un qualche sapore clientelare.
Giannini non se ne era nemmeno accorta, Renzi eccome, e non a caso è lui a
tutelarsi con l’opinione pubblica, mentre Giannini piglia il sole in topless.
C’era poi una questione non proprio secondaria, quale quella sugli sgravi
fiscali alle famiglie che frequentano le scuole
paritarie. Un problema piuttosto delicato, perché ammesso che economicamente,
una tale operazione convenisse allo Stato, noi ne dubitiamo, ma il governo è
assolutamente convinto di farci un affarone, si apriva anche un problema
politico e non con le componenti “vetero laiciste”, per usare un termine
dell’ex ministro Berlinguer quando polemizzava nel
99 con chi difendeva le prerogative della scuola pubblica, ma con parte del
suo stesso partito, che ha già sollevato l’obiezione costituzionale al Job
acts. Meglio risparmiarsi gli stessi toni sulla riforma della scuola con gli
studenti già mobilitati. Giannini, nella sua euforia ministeriale, non sapeva
a cosa andava incontro, il premier si, eccome. Per cui meglio spegnere
l’entusiasmo riformatore che abbiamo visto alla confusa assemblea Pd di
domenica scorsa e procedere con più avvedutezza. Per una volta Renzi si è
convinto che a furia di correre si può finire con l’andare a sbattere.
Roma, 3 marzo 2015
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